La semola rimacinata, la materia prima per fare il pane di Gela e non solo, negli ultimi cinque anni il prezzo è quasi raddoppiato. Cinque anni fa un panificio che spendeva ogni anno circa 50 mila euro per l’acquisto delle farine oggi ne occorrono 98 mila di euro per acquistare la stessa quantità di prodotto.
Probabile causa dell’ultimo aumento, potrebbe essere il mancato sbarco della nave Sumatra con carico di frumento proveniente dal Canada, risultato avariato dalle autorità Nigeriane dove era diretta e respinta la prima volta, prima che le venisse negato lo sbarco nel porto Italiano di Ravenna. La vicenda non è ancora molto chiara, qui leggi l’articolo in merito.
Avevano tirato un sospiro di sollievo con il pagamento del servizio a domicilio, che era stato proclamato la settimana scorsa, da molti ancora non attuato. Panettieri senza pace, soprattutto in quelle attività dove i prodotti vengono venduti sottocosto, dove le entrate non riescono a coprire le uscite che spingono questi panifici alla chiusura o ancor peggio a diventare abusivi.
Dunque un’attenzione particolare non solo al pane, ma a tutti quei prodotti e servizi offerti a basso costo, dove dietro si nascondono amare sorprese, come la mancanza di igiene per i prodotti e la mancanza di sicurezza per i servizi offerti, come il mancato rispetto delle norme igienico sanitarie e anticovid per il servizio a domicilio.
A giorni verrà programmato un incontro tra i panificatori di Gela, per discutere la problematica non escludendo possibili aumenti del pane, se non si riescono a trovare canali di forniture che garantiscono un prezzo adeguato per le farine. Prezzi ricordiamolo imposti da quasi tutti i molini che versano nelle stesse condizioni dei panificatori per via non solo dei prezzi delle materie prime, ma per l’aumento di tutti i beni e servizi che gli stessi usufruiscono per il mantenimento delle proprie attività.
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